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Roberto Fiorentini - Finalista Premio Nabokov 2023


Roberto Fiorentini


Roberto Fiorentini


Cremonese, laureato in Musicologia, Filosofia e Archeologia e Storia dell’Arte. Giornalista professionista e più volte direttore di diverse testate. Autore di numerosi libri riguardanti fatti di cronaca. Dal terrorismo islamico a omicidi particolarmente efferati. Ha scritto anche saggi di natura storica e artistica sul simbolismo medievale.


Per Cremonabooks ha pubblicato Viaggio sentimentale nella Cremona dei desideri (2021), Il Secondo Viaggio Sentimentale nella Cremona dei desideri (2023), Bassa Mon Amour (2022), Il Violino di Spagnoletto (2021), Nel principio sonar la ribeca mi dilettai (2023).


Con il racconto Oreste  è stato vincitore del premio Argentario Caravaggio 2023 , sezione racconti editi e  terzo classificato al Premio Letterario Internazionale di Melegnano 2023. Con il racconto Memorie di un custode si è classificato secondo al Premio Letterario Internazionale Marguerite Yourcenar 2023 XXXI Edizione ed è tra i finalisti vincitori del premio Premio Nabokov 2023.



INTERVISTA ALL'AUTORE



Cosa ti ha spinto a scrivere questo racconto?

La molla che mi ha spinto a scrivere ‘Memorie di un custode’ è stato il desiderio di raccontare, romanzandola, la vita di uno dei pochi custodi di una torre antica nel nostro Paese. Un’esistenza che si svolge proprio all’interno del campanile, in muratura, più alto d’Europa: quello di Cremona.

Sicuramente un’eccezione visto che il protagonista convive, non solo con tutti i misteri che il Torrazzo custodisce dal XII secolo fino ad ora, ma anche con un ambiente molto al di fuori del comune modo di abitare dei nostri giorni.


I tuoi personaggi sono ispirati da persone reali?

Solitamente sì. Direi che è alla base di ogni mia narrazione venendo dal giornalismo in cui si raccontano storie di persone reali. Poi il personaggio porta con sé uno po’ della sua vita e un po’ della mia. Così prende un’autonomia tutta sua.


C’è un messaggio specifico che vuoi trasmettere ai lettori?

Direi che ce n’è più di uno. Sicuramente la drammaticità del sentimento amoroso. In questo racconto le vicende di un passato remoto così crude e feroci, si mescolano con i fatti dell’‘oggi’, mutando solo i dettagli ma non la profondità del dramma di un amore non corrisposto. O peggio, di un sentimento che non può trovare il suo pieno sviluppo per gli ‘accidenti’ della vita. Ed è in questo continuo rimando di tempeste sentimentali che si muove tutta la vicenda. Altro tema la malinconia che porta il mutamento delle stagioni della vita. In questo caso dal momento del lavoro, a quellotriste dell’uscita da esso. Il senso di inutilità che coglie l’uomo. Quello di impotenza davanti al tempo che scorre inesorabile. E ultimo anche al rapporto con il Sacro: che non è mai sereno, ma che vive tempi e momenti di timore e di abbandono piuttosto che di pacata serenità.


Hai fatto ricerche particolari per scrivere questo racconto?

Fin dall’inizio avevo ben presente tutte le vicende storiche che si accavallano, nei secoli, in questo monumento. Ho scelto, dunque, di visitarlo da vicino più giorni di fila. Osservandone i dettagli, ma soprattutto cercando di cogliere le sensazioni che quelle pietre, oramai millenarie, trasmettono all’uomo e al narratore di oggi. Guardando quei cento quindici metri di mattoni che si stagliano in mezzo alla pianura padana, mi sono messo in ascolto delle voci che, soprattutto di notte, misteriosamente arrivano al cuore di ognuno.


Qual è la cosa più importante che speri i lettori portino via dal tuo racconto?

Sicuramente l’appello a non lasciare che un sentimento vero possa essere sacrificato sull’altare delle contingenze quotidiane. L’invito a non lasciare che il tempo scorra inesorabile portando via quello che c’è di più prezioso nell’esistenza. Il richiamo a non lasciarsi travolgere dal senso di impotenza quando la propria vita, per motivi oggettivi, volta pagina e porta tutti in un’altra dimensione. Vivere tutto senza infingimenti.



ROMANZO FINALISTA PREMIO NABOKOV 2023



Copertina Libro

Memorie di un custode

(Sinossi)


Giovan Battista è il custode di una delle torri più antiche e più alte d’Europa. Ogni giorno, per moltissimi anni, ha scalato il campanile due volte ogni sei ore. Lo ha custodito, abitando all’interno della stessa antica struttura, quasi come un monaco di tempi antichissimi. Per lui è arrivato l’ultimo giorno di lavoro. Il riposo lo attende lontano da questa è stata la sua ‘casa’: un’isola dentro una città e una comunità.


Durante la sua permanenza ha sempre sofferto dell’assenza di un amore vero, confrontandosi con il dramma delle morti di uomini e donne che si sono lanciati da quella torre per tremende delusioni d’amore. In quelle ultime ventiquattr’ore accade qualcosa di straordinario e di totalmente imprevedibile. Una donna torna, improvvisamente, dal suo passato. Gli rivela un mistero che avrebbe potuto cambiare la sua vita. I due si parlano per lunghissime ore.

Si raccontano quello che è stato e che poteva essere. Ma il tempo passato non si può mai più recuperare. La vita quotidiana torna a farsi, feroce, nella loro esistenza contemporanea. Giovanni Battista non ha più la forza, però, di accettare questa nuova delusione. Si incamminerà verso i fantasmi con cui ha convissuto.

 

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