La vita accanto di Marco Tullio Giordana è un dramma intenso e complesso che esplora i temi della diversità, del dolore e delle dinamiche familiari tossiche. Ambientato nella provincia veneta degli anni '80, il film è un adattamento del romanzo omonimo di Mariapia Veladiano e si concentra sulla storia di Rebecca, una bambina nata con una vistosa macchia rossa che copre metà del suo volto. Questa imperfezione fisica diventa il simbolo di un profondo disagio che attraversa tutta la sua famiglia, in particolare la madre Maria, che è incapace di accettare la figlia e ancor meno se stessa.
Il film è una discesa nell'oscurità della psiche umana, dove la macchia di Rebecca diventa il punto focale di tensioni mai risolte. Giordana dirige con mano ferma un cast eccellente, dove spiccano le interpretazioni di Valentina Bellè (Maria) e Sonia Bergamasco (Erminia, la zia di Rebecca). Quest'ultima, una pianista di talento, rappresenta l'unico legame positivo per Rebecca, e la loro relazione offre momenti di tenera umanità in un contesto altrimenti dominato dal dolore e dal rifiuto.
La pellicola è ricca di atmosfere cupe e oppressive, ben supportate da una fotografia che esalta i contrasti tra l'eleganza formale degli ambienti e la brutale realtà emotiva dei personaggi. Tuttavia, nonostante la forza visiva e le interpretazioni notevoli, il film non è privo di difetti. Alcuni spettatori potrebbero trovare il ritmo troppo statico e alcuni passaggi narrativi, in particolare il finale, appaiono affrettati e poco convincenti, lasciando un senso di incompletezza.
In sintesi, La vita accanto è un film che non lascia indifferenti, capace di scavare in profondità nelle dinamiche familiari e nelle paure più intime. È un'opera che riflette sulle difficoltà dell'accettazione di sé e degli altri, pur soffrendo di qualche caduta di tono e di una struttura narrativa che non sempre riesce a mantenere la tensione drammatica.
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